Un viaggio alla ricerca di sapori lontani
Chiara, dopo una laurea in Chimica e una tesi sperimentale sul cibo, decide di lasciare la sua casa in Italia, prendere uno zaino e partire per un paese lontano: la Colombia. Lei non sapeva ancora che quel viaggio avrebbe cambiato per sempre la sua vita. Non sapeva nemmeno parlare lo spagnolo, ma fu accolta con affetto e cura da un popolo straordinario e ricco di storia. Si sentì subito a casa e iniziò a lavorare come panettiera. Sentì il bisogno di conoscere il cibo in un modo autentico, dalle tradizioni e dagli ingredienti più antichi.
Fare il pane e promuovere la pace allo stesso tempo
In Colombia, fare il pane può essere anche un atto di catarsi e un'opportunità per promuovere la pace nelle comunità. Almeno così hanno scoperto Emmanuel Taborda e Néstor Jerez, i due cuochi colombiani che hanno insegnato a impastare il pane nella Casa de la Cultura nel quartiere Pedregal, a nord-ovest di Medellín.
Insieme a Chiara hanno indagato le molteplici connessioni tra cibo e territorio: la cucina come ingrediente per la pace. Pensando a come promuovere un progetto di convivenza attorno alla cucina, questi amici hanno presentato la loro idea alla Casa de la Cultura nel quartiere Pedregal, a nord-ovest di Medellín. Lì hanno aperto le porte per creare “Amasando Paz”, laboratorio di panetteria e convivenza.
L'esercizio di impastare può diventare un atto di catarsi. " Addomesticato un impasto possiamo parlare e depositare molte emozioni e sensibilità."
Quelle che all'inizio erano solo riflessioni personali e scritte, sono diventate qualcosa di reale con l'aiuto di Néstor, che all'epoca stava facendo una residenza d'artista presso la Fondazione Culturale El Hormiguero di Itagüí.
Nel 2017, grazie ai contributi di questa casa della cultura, la Fondazione Culturale El Hormiguero, la Corporazione Una Vida Tranquila e il proprio contributo, questi giovani chef sono riusciti a combinare entrambe le attività: insegnare a fare il pane e, per inciso, promuovere una sana convivenza e articolare i territori.
L'odore del pane fresco invadeva ogni giorno il laboratorio della Casa della Cultura di Pedregal. Mentre i pani uscivano dal forno, le donne scrivevano o disegnavano, condividendo i loro sogni e le loro storie. Ad esempio, durante le prime lezioni l'idea non era solo quella di fare un semplice pane condito, ma di fare un esercizio che chiamavano “Il pane parlante”. Consisteva nello scegliere due parole, una che le rappresentava come donne e un'altra che rappresentava la loro città. “In quell'esercizio – racconta Néstor – abbiamo conosciuto situazioni abbastanza forti che erano accadute nella loro vita, ma anche l'amore che hanno per se stessi”.
Quelle che all'inizio erano solo riflessioni personali e scritte, sono diventate qualcosa di reale con l'aiuto di Néstor, che all'epoca stava facendo una residenza d'artista presso la Fondazione Culturale El Hormiguero di Itagüí.
Nel 2017, grazie ai contributi di questa casa della cultura, la Fondazione Culturale El Hormiguero, la Corporazione Una Vida Tranquila e il proprio contributo, questi giovani chef sono riusciti a combinare entrambe le attività: insegnare a fare il pane e, per inciso, promuovere una sana convivenza e articolare i territori.
L'odore del pane fresco invadeva ogni giorno il laboratorio della Casa della Cultura di Pedregal. Mentre i pani uscivano dal forno, le donne scrivevano o disegnavano, condividendo i loro sogni e le loro storie. Ad esempio, durante le prime lezioni l'idea non era solo quella di fare un semplice pane condito, ma di fare un esercizio che chiamavano “Il pane parlante”. Consisteva nello scegliere due parole, una che le rappresentava come donne e un'altra che rappresentava la loro città. “In quell'esercizio – racconta Néstor – abbiamo conosciuto situazioni abbastanza forti che erano accadute nella loro vita, ma anche l'amore che hanno per se stessi”.
Questa esperienza aveva suscitato in Chiara il desiderio di voler creare qualcosa che potesse far conoscere le realtà colombiane. Un invito a tutte le persone che avrebbero chiesto del suo viaggio, a immergersi in un'esperienza sensoriale tutta sudamericana.
Così tornò in Italia con la ferma convinzione di poter portare un po’ di Colombia con se e pensò di organizzare delle cene “Pop up” colombiane in Europa.
Palermo fu subito entusiasta di accogliere la proposta preparammo il primo evento.
Quel successo, in parte inatteso, la spinse oltre i confini del nostro paese. Volai a Bristol, in Inghilterra, dove, contando su una comunità multiculturale, avrei avuto possibilità di mostrare una cultura lontana. Non fu affatto facile. Il fine ultimo del progetto prevedeva la piena partecipazione delle persone, dunque dovevamo costruire delle relazioni sociali partendo da zero. E così arrivai alla punta estrema della Gran Bretagna.
Così tornò in Italia con la ferma convinzione di poter portare un po’ di Colombia con se e pensò di organizzare delle cene “Pop up” colombiane in Europa.
Palermo fu subito entusiasta di accogliere la proposta preparammo il primo evento.
Quel successo, in parte inatteso, la spinse oltre i confini del nostro paese. Volai a Bristol, in Inghilterra, dove, contando su una comunità multiculturale, avrei avuto possibilità di mostrare una cultura lontana. Non fu affatto facile. Il fine ultimo del progetto prevedeva la piena partecipazione delle persone, dunque dovevamo costruire delle relazioni sociali partendo da zero. E così arrivai alla punta estrema della Gran Bretagna.
Il progetto fu apprezzato con entusiasmo dal pubblico inglese e fortificò le basi per nuove idee, dando la spinta giusta per continuare a costruire ponti fra le culture partendo proprio dal cibo.
La storia continua ed è in costante evoluzione.
La storia continua ed è in costante evoluzione.